Anche se i terremoti sono eventi rari, essi sanno essere disastrosi perché i loro effetti coinvolgono in maniera profonda il tessuto edilizio, infrastrutturale e protettivo dell’essere umano.
L’etimologia della parola “casa” ha radici nel termine “capanna” o più propriamente “luogo coperto”. Il significato è legato ai verbi “coprire” e “riparare” e trova riscontro nel “castrum” romano, accampamento fortificato e protetto.
Dall’alba dei tempi gli essere umani e gli animali hanno cercato e costruito tane e ripari, dapprima trovandoli già realizzati nelle caverne e successivamente costruendone di propri.
Da sempre la casa è il luogo del riparo, della protezione, del calore e della vita.
In una casa siamo nati, in una casa viviamo e in una casa troviamo riparo e protezione noi e i nostri cari. La casa è il luogo da dove si parte e dove si torna, dove si riceve conforto, dove si ha sicurezza.
Non è più così quando arriva un terremoto: in quella situazione la casa può diventare la causa di morte, perdita e dolore.
La casa non più “colei che ci protegge” ma come “colei che ci toglie”.
Ecco uno degli elementi su cui dobbiamo ragionare con forza: chi subisce un terremoto vede crollare ciò che si era illuso potesse proteggerlo per tutta la sua vita.
A volte rientrare e riporre di nuovo fiducia in quei mattoni e in quelle travi non è facile.
A volte è impossibile.
Ai tecnici è attribuito il compito di ridare questa sicurezza, e a tutti noi il dovere di capire la complessità di questi fenomeni per cercare di governarli.
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