Cosa c’entrano i 3 porcellini con il termine “antisismico”? Un attimo di pazienza…
Diciamo prima che gli studiosi affermano che tra linguaggio e pensiero esistono fortissime correlazioni. Usare la parola sbagliata per esprimere un pensiero può far cambiare la percezione del pensiero stesso in chi ci ascolta.
Ripeto da tempo che la parola “antisismico”, ormai entrata nel nostro vocabolario comune, è in un certo senso errata e ingannevole.
Il vocabolario Treccani definisce il prefisso anti- in questo modo:
2. Il secondo, dal greco antì ‘contro’, è usato in parole composte in cui il secondo elemento può essere un sostantivo (antincendio, antiruggine), un aggettivo (antigiuridico, anticlericale), un participio presente (antiabbagliante, antiappannante) e assume diversi significati.
• Opposizione, avversione, antagonismo verso qualcosa (antipapa, antischiavista, antidemocratico)
• Attitudine a combattere o prevenire qualcosa (antiallergico, antisettico, antispasmodico)
• Capacità di evitare o impedire qualcosa (anticoagulante, antifurto, antisismico)
Se la mia circolazione sanguigna è problematica, perchè il sangue coagula, il medico mi prescriverà un anticoagulante e il sangue non coagulerà più. Se ho la febbre, assumendo un antipiretico la febbre mi calerà. Lo dicono i nomi dei medicinali quale sarà il loro effetto atteso.
Se acquisto una casa antisismica sarò convinto che il terremoto non la danneggerà. E se la danneggerà avrò il diritto di sentirmi tradito (dalla norma, dal costruttore, dal progettista, ecc.).
Non è affatto così, e il perché è contenuto nel concetto di stato limite e ben rappresentato dal “bar di Joe”, metafora con cui tutti gli studenti di sismica (credo in ogni parte del mondo) si sono confrontati almeno una volta.
Il “bar di Joe” – Fonte: R.O. Hamburger et al.
L’immagine del “bar di Joe” rappresenta l’obiettivo dei vari stati limite sismici in relazione alla struttura: per terremoti di bassa intensità l’edificio potrebbe rispondere senza riportare interruzioni di funzionalità (operational), per eventi di media intensità deve essere garantita almeno l’evacuazione in sicurezza (life safety), e in ogni caso deve essere anche per i terremoti più forti prevenuto il collasso della struttura (collapse prevention).
Nell’ultimo numero di Progettazione Sismica, rivista quadrimestrale edita da Eucentre (ex IUSS Press), il prof. Rui Pinho dell’Università di Pavia rilascia un’interessante intervista sul significato della parola “antisismico”. L’introduzione riporta:
Il termine “antisismico” è entrato da qualche tempo a far parte del linguaggio corrente dei media: si legge ad esempio che “il 70% degli edifici italiani non è antisismico”; “9 scuole su 10 non sono antisismiche”, ecc. Il termine, tuttavia, assume differenti significati a seconda di chi lo usa: l’immaginario collettivo lo percepisce, più o meno, come una sorta di sistema binario che si risolve per l’appunto in un sì o un no (antisismico uguale “a prova di terremoto”): l’ingegnere lo intende in un modo un po’ diverso, e preferisce parlare ad esempio di “quanto antisismico”.
Condivido un passaggio dell’intervista e vi rimando poi al testo completo presente sulla rivista.
Q: I terremoti del 2016 in Appennino Centrale ci hanno lasciato in eredità diverse iniziative che hanno a che vedere con la riduzione del rischio sismico. Tuttavia, appare sempre più evidente che vi è poca chiarezza – a livello del pubblico – a proposito del livello di sicurezza sismica che un edificio può offrire; inoltre, del come tale livello possa essere aumentato, e a quale prezzo. Prendiamo ad esempio un edificio nuovo, progettato e realizzato oggi secondo le attuali norme sismiche: lo possiamo definire “antisismico”? quanto è sicuro questo edificio in caso di terremoto? Che cosa può succedere all’edificio stesso e alle persone che si trovano all’interno?
A: Si, effettivamente il termine “antisismico” non è dei migliori, poiché può facilmente portare il lettore ad interpretarlo come un’espressione di totale invulnerabilità alla azione sismica. In realtà, le moderne norme di progettazione sismica hanno come obbiettivo principale quello di salvaguardare la vita degli occupanti degli edifici sotto un qualsiasi livello di azione sismica, ma non necessariamente quello di impedirne il danneggiamento. In altre parole, e cercando di rispondere in modo ancora più diretto alle tue domande, un edificio nuovo, progettato e realizzato “bene” secondo le attuali norme sismiche, dovrà essere in grado di garantire l’incolumità fisica dei suoi occupanti, ma potrà subire danni non-strutturali e anche strutturali, soprattutto qualora l’azione sismica a cui viene soggetto sia elevata.
Il termine che potrebbe sostituire “edificio antisismico” rendendo meglio il concetto potrebbe essere “edificio sismo-resistente”. L’idea è che per un determinato terremoto l’edificio si comporti in modo tale da soddisfare determinati livelli prestazionali strettamente connessi alla sua funzione (ospedale, caserma vigili del fuoco, scuola, deposito, ecc.).
Il tema è lo stesso dell’antica favola dei 3 porcellini: tutti e tre avevano un’abitazione in grado di resistere alle azioni “ordinarie” (protezione per la notte e immagino anche per la pioggia). Ma la casa del primo porcellino non era vento-resistente e quella del secondo lo era un po’ di più, ma non abbastanza, infatti il lupo col suo soffio le abbatte entrambe. Il lupo (che rappresenta l’azione eccezionale) ha dovuto però via via aumentare l’intensità della sua “sollecitazione” sui tre edifici. La casa del terzo porcellino ha resistito ai tentativi del lupo. Si è rivelata “lupo-resistente”. (Ma forse solo perchè il lupo non aveva ancora a disposizione un escavatore cingolato…)
In conclusione, sia che continuerete ad usare il termine antisismico o preferirete utilizzare sismoresistente, quello che è importante ricordare è che il comportamento e il danneggiamento dell’edificio sotto l’azione del terremoto di progetto sono parametri importanti da conoscere, sia che si tratti di siti industriali, di edifici residenziali o di altre destinazioni d’uso, per garantire la sicurezza degli occupanti e la funzionalità operativa dell’edificio.
Foto copertina: tratta da un frame del film di animazione “I tre porcellini”, Disney 1933