Mi ha colpito la lapidaria e inoppugnabile considerazione del prof. Iunio Iervolino sul tema.
Vi invito a leggere, perché molto interessante, la trattazione contenuta in questo articolo di Progettazione Sismica. Spiega perché è molto probabile, quasi con probabilità pari a 1, che per terremoti molto forti e rari i valori previsti dagli spettri di progetto siano superati. Ma spiega anche che l’effetto si attenua molto rapidamente all’aumentare della distanza, garantendo quindi la protezione degli edifici poco più distanti dall’epicentro stesso.
In due parole, riassumo per i più pigri (e per suscitare il desiderio di leggere l’intero articolo!).
Obiettivo di questo articolo è dimostrare che gli spettri di progetto elastici, per motivi intrinseci al modo in cui sono determinati e alla natura dei terremoti, sono tali per cui è particolarmente probabile che sia no superati nell’area epicentrale di terremoti quali quelli recenti già richiamati. Di fatto, tale probabilità può essere anche prossima all’unità. Ne consegue che, anche per le strutture di nuova progettazione, è atteso il superamento delle azioni elastiche di progetto praticamente con la stessa frequenza con cui si presentano i terremoti forti sul territorio nazionale.
Dopo un breve riepilogo sulla costruzione dello spettro di risposta e alcune considerazioni sulla distribuzione dell’effetto dei terremoti in funzione della distanza dall’epicentro, si arriva alla conclusione.
Dopo aver ricordato che gli spettri elastici di progetto sono di fatto spettri a pericolosità uniforme, calcolati attraverso l’analisi probabilistica di pericolosità sismica, si è evidenziato che:
1. per ogni fissata magnitudo, per effetto della propagazione, i terremoti che potrebbero occorrere vicino al sito della costruzione sono tipicamente quelli che maggiormente contribuiscono alla pericolosità del sito;
2. lo spettro elastico di progetto è fatto di ordinate che sono difficilmente superate dai terremoti più frequenti tra quelli contemplati nel calcolo di pericolosità, mentre sono superate con alta probabilità (anche prossima all’unità) dai terremoti più forti, qualora essi occorressero in prossimità del sito in questione;
3. ne consegue che lo spettro elastico di progetto, intrinsecamente, rappresenta una soglia dello scuotimento alta per terremoti relativamente frequenti, ma non lo è affatto quelli più rari (i.e., quelli di magnitudo più elevata), per questi ultimi il rispetto dei requisiti dettati dalla norma (e.g., il superamento dello spettro di progetto ogni quattrocentosettantacinque anni) è sostanzialmente garantito dal fatto che per tali eventi la probabilità di presentarsi in prossimità del sito della costruzione è molto bassa;
4. per questo, quando occorre un terremoto raro, ma prossimo al sito, bisogna attendersi il superamento delle azioni di progetto con probabilità che può anche essere prossima a uno.
Il rispetto delle Norme attuali (e anche di quelle di prossima pubblicazione) permette di proteggere gli edifici e i suoi occupanti con un adeguato margine di sicurezza. Poiché ovviamente il rispetto della norma tecnica costituisce un criterio minimo, nulla vieta che ciascun committente sovra-protegga il proprio edificio aumentandone l’input sismico di progetto.
Per esempio le norme sulle automobili richiedono il rispetto di standard di sicurezza minimi. Se poi io desiderassi acquistare (e pagare con soldi miei!) un’automobile 5 stelle EURO NCAP (qui trovate quelle del 2017) sono liberissimo di farlo. Ma se una vecchia e obsoleta auto anni ’80 venisse coinvolta in un incidente, certamente constaterei analizzando i danni che non è garantito il rispetto dei requisiti minimi attuali. Perché dovrebbe valere un ragionamento diverso per un edificio?
Spesso chi critica le norme le conosce poco, così come conosce poco i fenomeni fisici che regolano certi eventi. Letture come l’articolo citato aiutano a dissipare dubbi e fare chiarezza.
Articolo: È possibile evitare il superamento delle azioni di progetto nell’area epicentrale di terremoti forti? , Iunio Iervolino, Massimiliano Giorgio, pubblicato su Progettazione Sismica n° 3/2017
Fonte immagine: l’articolo citato nel testo.