Prendo spunto da un interessante articolo dal titolo “Too little, too late? The devastating consequences of natural disasters must inform building code“ per alcune considerazioni.
Le norme per la sicurezza delle costruzioni non sono retroattive, e questo significa che gli edifici devono essere conformi solo alle norme in vigore al momento della loro progettazione e costruzione. L’adeguamento delle strutture esistenti e l’applicazione degli standard edilizi è la sfida più grande per garantire una reale resilienza in caso di sisma.
I terremoti hanno rappresentato una grave minaccia per le infrastrutture e per gli edifici produttivi e residenziali. I danni causati dai terremoti hanno portato allo sviluppo e all’evoluzione di codici edilizi con regole finalizzate a costruire edifici destinati a resistere o ridurre al minimo i danni dopo un sisma.
Tuttavia, poiché le norme edilizie sono spesso implementate per i nuovi edifici progettati dopo che si verifica un evento e non si applicano agli edifici esistenti, gli aggiornamenti delle norme edilizie possono sembrare troppo esigui o troppo tardivi.
Ci troviamo nella condizione che il patrimonio edilizio esistente è ora mediamente molto meno sicuro (e quindi più vulnerabile) delle nuove costruzioni. E gli interventi proposti di riqualificazione energetica ed estetica (Bonus facciate, Ecobonus, ecc.) non vanno sempre nell’ottica del miglioramento prestazionale in caso di sisma. Si valorizzano gli immobili esistenti, anche impiegando importanti somme di denaro pubblico, senza valutarne necessariamente la sicurezza sismica.
Abbiamo edifici più belli, più risparmiosi e più ecologici: ma saranno anche abbastanza sicuri?
La conclusione dell’articolo citato è che il rischio per la vita umana e la proprietà continuerà a crescere, colpendo in modo sproporzionato i più emarginati e vulnerabili, coloro che vivendo in edifici meno recenti saranno, di conseguenza, meno sicuri.
Fonte immagine: Destroyed buildings in San Francisco, Calif., after the 1906 earthquake. (H.D. Chadwick/Wikimedia Commons)